Programma e strutturazione delle lezioni
base agli effettivi bisogni dei miei utenti. Questo perché: una cosa è insegnare una lingua a studenti tedeschi, che, magari, studiano costruzioni meccaniche, e conoscono soltanto un po’ di inglese; un’altra è insegnarla a studenti di Turismo o Economia Aziendale che hanno già studiato altre lingue.
Senza voler generalizzare, le cose si
Per ciò che riguarda il programma, desidero
solo specificare che, partendo da: temi, strutture, modi di dire evidenziati
nelle mie lezioni e nel testo in uso,1
somministrate con un
approccio comunicativo
situazionale, ho cercato di mettere in grado gli studenti di
destreggiarsi in italiano con sufficiente competenza e coerenza nelle
situazioni di ogni giorno.
Situazioni scelte in base alla loro effettiva occorrenza ed importanza nelle relazioni interpersonali. Devo aggiungere inoltre che, all’inizio di ogni semestre, dovevo sempre riadattare le mie lezioni in
complicavano ulteriormente quando avevo a che fare con alcuni studenti ispanofoni, che pensa´vano di parlare in italiano, solo perché toglievano qualche esse finale alla loro lingua. E il discorso potrebbe continuare con qualche asiatico, che di tanto in tanto faceva capolino nelle mie lezioni, il cui profitto, peraltro, era, in genere, al di sopra della media. Per concludere questo discorso, e credendo di non generalizzare troppo, posso affermare di aver notato, comunque, che tra i miei studenti non tedeschi, alcuni europei dell’Est, sono stati coloro che in tutti quegli anni hanno ricevuto alcune delle valutazioni più alte.
Riguardo alle valutazioni, desidero specificare inoltre che anche nelle verifiche, la media ottenuta, spesso, è stata influenzata, il più delle volte positivamente, in casi rari, negativamente, dalle valutazioni singole poste agli estremi della tabella di valutazione.
Ritornando nuovamente al programma delle mie lezioni, desidero anche aggiungere che, tenendo conto, appunto, come già accennato sopra, della conformazione della mia classe (per ciò che concerne la lingua madre dei miei studenti) e dei livelli per principianti A1, o progrediti A2, somministravo anche degli esercizi di pronunzia, intonazione e di ortografia, atti a far superare le difficoltà che incontra un discente straniero nell’approccio con l’italiano. Utili a questo scopo erano alcune tabelle di poligrammi, CD-Rom, DVD-Rom e tavole di pronunzia ed intonazione.
Per rinforzare poi le strutture e i modelli di lingua, presentati, assegnavo diversi esercizi di comprensione, riordinamento, manipolazione di testi, traduzioni andata e ritorno, ecc. E completavo il tutto con notizie di carattere geografico, socioeconomico, politico e accenni su: cultura, tradizioni e personaggi italiani, collegandomi ove possibile a temi di attualità. Negli ultimi anni, inoltre, approfittando della possibilità di navigare in internet durante le lezioni, questi contatti con l’Italia, la sua lingua e la sua cultura, si sono ulteriormente intensificati.
Per ciò che riguarda
le ore d'italiano impartite per ogni semestre, possiamo parlare di una media di
50 ore e più (di 45 min.), con una frequenza di quattro ore settimanali. Quindi
al termine del semestre, i candidati (del gruppo dei principianti, Livello di
competenza Italiano A1) si presentavano alla prova con almeno 50 ore di
frequenza. Gli studenti del gruppo avanzato (Livello di competenza Italiano A2)
con 100. Non tante, anche perché, non essendo obbligatoria la frequenza, alcuni
studenti si facevano vedere raramente. Riguardo agli orari, in quegli anni, le
mie lezioni avevano luogo di pomeriggio.
Per ciò
che riguarda i sussidi da me usati durante le mie lezioni, devo dire che, oltre
al copioso materiale da me elaborato e ad integrazione dei testi per
l’insegnamento, ho usato
diversi esercizi presenti nel mio sito e in rete.
Per ciò che concerne le aule per le lezioni, devo dire che si trattava di ambienti ampi e luminosi, quasi sempre dotati di tutte le più moderne infrastrutture (beamer, computer, microfoni, altoparlanti, collegamento internet, lavagne di vario tipo, lavagna luminosa, ecc.).
Caratteristiche degli studenti
Nel livello di principianti si presentavano studenti tedeschi delle varie facoltà che si avvicinavano all’italiano per la prima volta, magari dopo aver studiato il tedesco come lingua materna e l’inglese come lingua straniera. E c'era pure un ristretto numero di studenti stranieri del Programma Erasmus che, oltre alla propria lingua madre, conosceva l'inglese e il tedesco per poter seguire le lezioni in quest'ultima lingua.
Nel livello avanzato la conformazione del gruppo non era tanto diversa, a parte il fatto che gli studenti erano già in possesso di sufficienti elementi di base della lingua italiana, che potevano ulteriormente approfondire. Qui però le cose si complicavano perché, quasi sempre – sia io che la collega – ci trovavamo di fronte a discenti che non avevano seguito il primo corso con noi, che, spesso, non avevano utilizzato, quindi, il testo usato da noi e che, chiaramente, non avevano ricevuto le nostre dispense per il livello dei principianti.
Per questo motivo, a parte le strutture facenti parte del livello soglia per principianti (Italiano A1), dovevamo provvedere a colmare eventuali lacune, soprattutto di livello lessicale, generate in gran parte dai diversi metodi e testi usati dagli studenti fino al momento del nostro incontro. Molto raramente ci trovavamo dinanzi studenti italiani o di origine italiana.
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1
Nell'anno accademico 2016/17 abbiamo usato il testo con 2 CD
UNIVERSITALIA 2.0, nel Livello Italiano
di base A1 le prime quattro unità; nel Livello
Italiano di base A2, dopo il ripasso di questa prima parte, dall'unità cinque
all'unità otto.
2 Confronta nota 1.