Gentile Redazione del Corriere d’Italia,

 

mi chiamo Johannes Lutz, vivo a Kempten in Algovia, nella Baviera sudoccidentale.

Sono un appassionato studente dell’italiano già da molto tempo.

Sono stato prima insegnante e poi, per tanti anni, rettore in scuole del livello primario.

Dal primo momento del mio tempo professionale mi sono dovuto occupare delle situazioni di famiglie e ragazzi immigrati, sia dei Paesi europei, sia dei Paesi dell’ex Jugoslavia o ex Unione Sovietica. Per questo conosco veramente bene tante difficoltà dell’integrazione scolastica.

Volendo di più conversare e parlare in italiano mi sono ricordato dell’ex collega insegnante di italiano, Dr. Fernando Grasso. Lui mi ha subito dato alcune copie del Corriere d’Italia.

Abbiamo fissato degli appuntamenti in cui discutiamo, parliamo e conversiamo in modo libero su vari temi.

La serie “Ce l’ho fatta” mi ha immediatamente colpito, perché spiega e racconta le possibili strade che possono prendere i nostri ex ragazzi, se trovano la forza e la serenità per una profonda formazione professionale.

Per questo noi due, il Dr. Grasso e io abbiamo avuto l’idea di fare un’intervista tra noi, su due vite: un emigrato e una persona rimasta a casa sua.

 

Ecco l’intervista:

 

Lutz: “Signor Grasso, adesso sono passati alcuni anni da quando Lei insegnava nella mia scuola. Le posso domandare che cosa ha fatto dopo il Suo pensionamento?”.

 

Grasso: “Ho continuato a insegnare all’Università di Scienze Applicate di Kempten e privatamente. Adesso, a quasi 76 anni, continuo a dare lezioni private e a dedicarmi – a titolo onorifico  ­– anche ad attività legate all’Associazionismo: Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (ACLI), Consigli Parrocchiali e assistenza dei miei connazionali, per conto del Consolato Generale di Monaco. E, Lei, Signor Lutz, come passa le Sue giornate da pensionato ?”.

 

Lutz:  “Signor Grasso, vedo che, come molti pensionati, anche Lei è molto occupato. Le mie attività da pensionato sono soprattutto legate all’aiuto che do a mia moglie e alle famiglie dei nostri figli. Per esempio, come autista privato per tutti gli allenamenti sportivi e musicali dei nostri nipoti. Inoltre cerco di approfondire la bella lingua italiana”.

 

Grasso: “E mi dica, Rettore, Lei è Bavarese? Dove ha studiato? Perché ha deciso di fare l’insegnante?”.

 

Lutz: “Sono nato nel Baden-Württembeg, ma quando avevo cinque anni la nostra famiglia si è trasferita in Baviera a causa del posto di lavoro di mio padre. Dopo la scuola elementare io ho frequentato il liceo classico in un collegio dei Frati Benedettini. Una tappa di vita che mi ha istruito e influenzato tanto. Poi sono seguiti gli anni del servizio militare e anche dello studio a Monaco. Io ho avuto la fortuna, dopo lo studio, di poter finire il mio tirocinio di insegnante in Algovia. Dopo cinque anni ho cambiato il mio posto di lavoro e ho continuato in scuole elementari a Kempten, il capoluogo dell’Algovia. Poi, già all’età di trentasei anni, sono diventato rettore e sono rimasto rettore fino al momento del mio pensionamento. Ma Lei, Signor Grasso, perché ha deciso di emigrare in Germania?”.

 

Grasso: “A ventidue anni suonati, dopo il servizio militare, senza arte né parte, come si suol dire, non avendo nessun posto di lavoro in Italia, nel 1965, sono emigrato in Germania, anche perché, anche la mia famiglia si trovava a Kempten da alcuni mesi”.

 

Lutz: “Dopo il Suo arrivo in Germania che cosa ha fatto? Ha subito trovato lavoro e allora conosceva la difficile lingua tedesca?”.

 

Grasso: “Beh! All’inizio ho avuto un po’ di difficoltà, ma poi mi sono trovato piuttosto bene, anche perché ho frequentato un corso di tedesco. Nei primi tempi ho lavorato presso due industrie tessili, poi mi sono sposato con Enza, una nipote della mia seconda Mamma (essendo la mia Mamma morta giovanissima, lasciando nel  più profondo sconforto il mio Papà, me e le mie dure Sorelline). Ma  già da allora ho cominciato a pensare di continuare gli studi interrotti da ragazzo in Istituti Salesiani. A Kempten ho frequentato con successo  anche un istituto professionale tedesco, ottenendo con il sistema duale un diploma professionale. Successivamente ho sostenuto l’esame da privatista conseguendo il diploma di maturità magistrale; grazie anche al fatto di aver studiato da giovane con i Salesiani. Il che mi ha molto aiutato, come nel Suo caso, caro Rettore. Poi  sono entrato nel servizio scolastico per conto del competente Ministero Bavarese…”.

 

Lutz: “Sì, mi ricordo che verso il 2007 ci siamo incontrati nella scuola in cui io ero Rettore. Signor Grasso, ho visto nel curriculum inserito nel Suo sito che Lei ha anche un titolo di Dottore e anche un Master, l’Onorificenza di Cavaliere…e diversi altri Riconoscimenti… Come ha fatto a farcela, come abbiamo recentemente letto, in alcune interviste apparse sul Corriere d’Italia e che a noi servono per le nostre conversazioni?”.

 

Grasso: “In effetti, sono stato fortunato nella scelta della mia compagna di vita. Sposandola, anche se, purtroppo,  non abbiamo avuto figli, siamo stati arricchiti dalla presenza di  diversi “nipoti” e figliocci, che sono cresciuti con noi e per i quali io sono il nonno e lei la zia. E che ci gratificano molto con il loro amore.  Ma un’altra cosa è stata per me fondamentale: sono stato completamente esentato da mia moglie dalle faccende domestiche; di conseguenza, una volta finito il mio lavoro, prima da operaio e, in seguito, come insegnante, ho potuto dedicare tutti i miei momenti liberi allo studio e alle altre attività. E, soprattutto, sono stati fondamentali gli insegnamenti dei miei Maestri. Uno di loro, da bambino, aveva conosciuto Don Bosco; un altro, negli Anni ’90,  era Vescovo in una delle città siciliane tra le più calde... Posso affermare di essere contento dei traguardi da me raggiunti!”.

 

Lutz: “Sicuramente, caro Signor Grasso, il sostegno di Sua moglie e gli insegnamenti dei Suoi Maestri  sono stati  importanti per il raggiungimento di questi traguardi nella Sua vita professionale.  Ma questi  Suoi progressi qui in Germania, dalla condizione di Gastarbeiter a quella di Insegnante anche a livello universitario, sono stati, sì, anche il frutto di tanta costanza e volontà di riscatto da parte Sua…”.

 

Grasso: “Ha ragione, Signor Lutz, la volontà di progredire non mi è mai mancata e, soprattutto, continuo ad averla… ogni giorno cerco di imparare qualcosa di nuovo… E, Lei, che mi dice al riguardo? Vedo che anche Lei si è  portato avanti nella vita professionale, anche con una bella famiglia,  e che, anche da pensionato,  ha tanti interessi e  svolge molte  attività”.

 

Lutz: “Ha ragione, caro Amico Grasso, oltre all’aiuto che molto volentieri do e ho sempre dato  in famiglia, con il “permesso” di mia moglie, nei momenti liberi, cerco di leggere, sentire o parlare in italiano ogni giorno. Insomma, sono contento per quello che ho raggiunto nella mia vita familiare e professionale. Ma possiamo continuare la nostra conversazione al prossimo appuntamento! Grazie per le domande”.

 

Grasso: “Grazie anche a Lei, Signor Lutz, arrivederci al prossimo incontro!”.