SOLUZIONE

COMPRESIONE DI TESTI

 

DOMANDE SULLA LINGUA E  CULTURA ITALIANA

Guardare per prima cosa

 la Videolezione del Prof. Luca Serianni

e leggere successivamente le pagine di questo sito

che riguardano la Nascita della Lingua Italiana,

e quelle suDante Alighieri (1),

Francesco Petrarca  (2) e Giovanni Boccaccio (3)

Per notizie più dettagliate specie sulla Cultura Italiana

fare la ricerca in Internet!

 

 

Capua, Campania, 960-963

Placito Cassinese

 

1. Quando è nata la Lingua Italiana?

 

 

Lentini,   Sicilia, 1200.

Giacomo da Lentini,

Madonna dir vo voglio...

 

 

Tra  il  1000  e  il  1300  nacque  in  Italia  una lingua che oggi noi chiamiamo la lingua italiana e che, a quei tempi, era parlata dalle classi più umili. (Guarda la videolezione!) Al tempo dell’impero romano la lingua ufficiale era il latino. In seguito, nel Medio Evo, questa lingua, veniva usata dalle persone colte. Essa, era, una lingua internazionale, come ai giorni nostri l’inglese, dato che permetteva a studiosi di vari Paesi di comprendersi a vicenda.

Accanto a questa lingua, usata soprattutto nei documenti scritti e nelle funzioni religiose (in questo secondo caso, fino ai giorni nostri, del resto,) vi era, però, un’altra lingua parlata dal popolo e dalle classi dei mercanti sempre più ricchi e potenti. Di conseguenza, l’uso della lingua parlata diventava sempre più importante della lingua latina antica per vari motivi: permetteva intanto di comunicare con tutti; era capita da chi non aveva studiato (ed era la maggioranza della popolazione), serviva per la vita quotidiana, per lavorare e per comunicare nuove idee, aveva parole nuove e adatte per le invenzioni e per le nuove situazioni sociali e politiche, e, non da ultimo, per i traffici commerciali tra i vari Paesi. Di conseguenza, attraverso questi scambi, in questa lingua, confluivano parole provenienti da altre lingue.

Naturalmente coloro che difendevano il latino (una lingua conosciuta da pochi) e il potere che attraverso di esso poteva venire esercitato sul resto del volgo, cercarono di ignorare questa lingua e la disprezzavano, chiamandola, appunto: volgare. Ben presto vi furono però alcuni grandi scrittori, che compresero l’importanza di questa lingua e la difesero, scrivendo dei libri in volgare e sostenendo che solo una lingua comune a tutti avrebbe permesso alle persone di istruirsi e di progredire. I grandi scrittori di quell’epoca che trasformarono il volgare parlato in lingua scritta furono: Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio.

 

2. Parla di Dante Alighieri,

della sua vita e delle sue opere!

 

Dante Alighieri nacque a Firenze nel, 1265. Nel 1274 incontrò per la prima volta Beatrice, della quale si innamorò subito e perdutamente.

Il giovane Alighieri seguì gli insegnamenti filosofici e teologici delle scuole francescana e domenicana. Tra le sue opere giovanili vanno ricordate le Rime.

Due anni dopo la morte di Beatrice, nel 1292, egli cominciò a scrivere la Vita Nuova. Amò la sua città e soffrì intensamente per le lotte e le contestazioni che la dividevano.

Dante ebbe cariche importanti e si adoperò per la libertà e la giustizia. Quando le vicende politiche lo costrinsero all’esilio (1304), andò peregrinando di città in città.

 Il Convivio (1304-1307), il suo trattato incompiuto composto in lingua volgare, è una summa enciclopedica di sapere pratico. Nel 1306 il Poeta intraprese la redazione della Divina Commedia, anche in volgare, poema in versi al quale lavorò per tutta la vita e in cui descrive un immaginario viaggio nel mondo dei morti, in cui ritrova personaggi vissuti in precedenza, che si trovano a penare all’Inferno per le colpe da loro commesse in vita.  Altri che, per colpe minori, attendono la liberazione dalle sofferenze del Purgatorio; e altri ancora, i beati, che godono della visione eterna e beatifica di Dio in Paradiso. Lo accompagnano in questo viaggio il poeta latino Virgilio e la sua musa ispiratrice Beatrice.

Nel 1308 Dante compose, in latino, un trattato sulla lingua e lo stile: il De vulgari eloquentia, nel quale passa in rassegna i differenti dialetti della lingua italiana. E che può considerarsi il primo manifesto per la creazione di una lingua letteraria nazionale italiana. Nel 1310 Dante compose la Monarchia, in latino, dove dichiara che la monarchia universale è essenziale alla felicità terrestre degli uomini e che il potere imperiale non deve essere sottomesso alla Chiesa. Il sommo Poeta morì a Ravenna nel 1321.

 

Vergine, Madre, figlia del tuo figlio...

 

3. Trascrivi il brano: Vergine,

Madre, figlia del tuo figlio...

 dd Paradiso della

 

 

Divina Commedia!

 

 

 

LA DIVINA COMMEDIA

PARADISO

Canto 33.      Versi 1 - 22

«Vergine Madre, figlia del tuo figlio

umile e alta più che creatura,

termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura

5 nobilitasti sì, che, ’l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,

per lo cui caldo ne l’etterna pace

così è germinato questo fiore.

10 Qui se’ a noi meridiana face

di caritate, e giuso, intra’ mortali,

se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,

che qual vuol grazia e a te non ricorre

15 sua disianza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorre

a chi domanda, ma molte fiate

liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,

20 in te magnificenza, in te s’aduna

quantunque in creatura è di bontate.

        Preghiera di S. Bernardo alla Vergine.

 

 

 

4. Parla di Francesco Petrarca,

 della sua vita e delle sue opere!

 

Francesco Petrarca nacque ad Arezzo, nel 1304. Anche lui peregrinò di città in città. Dimorò ad Avignone, dove si trovava in quel periodo la corte papale. Studiò a Montpellier e a Bologna.

Nel 1327 incontrò Laura, l’ispiratrice delle sue poesie più grandi. Fu in Fiandra e in Germania, poi visitò Roma, ammirando commosso ed entusiasta i monumenti dell’antichità classica e cristiana. Diede inizio al De viris illustribus e a un poema epico, l'Africa, per il quale, nel 1341, venne incoronato poeta in Campidoglio. Compose il Secretum, la sua opera più originale e più moderna, in cui viene, rappresentata la duplicità dell'uomo, perennemente diviso tra l'attaccamento, alle sue passioni e l'aspirazione verso il bene. Tra il 1346 e il 1347 scrisse il Bucolicum Carmen, in cui, tra l’altro, egli esprime il suo compianto per le sorti del regno di Napoli dopo la morte di re Roberto. Nel 1351 si recò in Provenza. Nel 1356, a Praga, presso l'imperatore Carlo IV, cominciò a preparare l'edizione definitiva del Canzoniere, una raccolta di rime in volgare (scritte dal 1330 in poi, per la massima parte per amore della sua Musa ispiratrice Laura). Morì ad Arquà nel 1374.

 

 

Italia turrita in lacrime

5. Trascrivi il brano CXXIII  

del Canzoniere!

 

5. Trascrivi il brano CXXIII  

 

del Canzoniere!

 

 

 

IL CANZONIERE

Italia mia, ben che ‘l parlar sia indarno…

CXXIII 

 Italia mia, ben che ‘l parlar sia indarno

e le piaghe mortali

che nel bel corpo tuo sí spesse veggio,

piacemi almen che’ miei sospir sian quali

5 spera ‘l Tevero e l’Arno

e ‘l Po, dove doglioso e grave or seggio.

Rettor del cielo, io scheggio

che la pietà che ti condusse in terra

ti volga al tuo diletto almo paese:

10 vedi, signor cortese,

di che lievi cagion che crudel guerra;

e i cor, che  ‘ndura e serra

Marte superbo e fero,

apri tu, padre, e ‘ntenerisci e snoda;

15 ivi fa che ‘l tuo vero,

qual io mi sia, per la mia lingua s’oda.

 

 

6. Parla di Giovanni Boccaccio

della sua vita e delle sue opere!

 

 

Giovanni Boccaccio nacque a, Firenze nel 1313. Nel 1327 si recò a Napoli per compiervi gli studi mercantili e per fare pratica bancaria.

Qui frequentò gli ambienti mondani, partecipando alla vita culturale della città, e ben presto abbandonò la mercatura per dedicarsi alla letteratura. Nel 1334 compose La Caccia di Diana. Prese parte attiva alla vita di corte, dove conobbe Fiammetta, la giovane immortalata in diverse sue opere. A Napoli Boccaccio subì il fascino della letteratura cortese e cavalleresca. Richiamato dal padre a Firenze intorno al 1340, ebbe vari incarichi diplomatici e nel 1350, conobbe Francesco Petrarca, da lui ammirato e ritenuto un vero e proprio maestro. Poi si ritirò nella sua casa di Certaldo, vicino a Firenze, dove visse appartato, dedicandosi quasi esclusivamente allo studio e alla meditazione religiosa. L'opera maggiore di Boccaccio è il Decameron (1349 - 1351), raccolta di cento novelle inserite in una cornice narrativa comune. Per sfuggire alla peste del 1348, un gruppo di dieci amici (sette donne e tre uomini) si rifugia in una villa fuori Firenze dove trascorre dieci giornate (da qui il nome), intrattenendosi vicendevolmente con una serie di racconti narrati a turno, in cui si alternano numerosissimi personaggi. È un vero e proprio universo ispirato alla realtà soprattutto toscana e fiorentina. Il Decameron rappresenta il, primo e più grande capolavoro in, prosa della tradizione letteraria, italiana antica. Boccaccio scrisse inoltre un ritratto ideale di Dante  e un commento della Divina Commedia e, fu autore, anche, di una serie di, opere erudite, trattati scientifici e, componimenti poetici, sia in latino sia in volgare. Alla composizione delle Rime, il Poeta lavorò tutta la vita, come, testimonia la varietà di influenze che esse mostrano. L'eredità letteraria di Boccaccio fu notevolissima e immediata e in Italia venne indicata come esempio da imitare per la sua classicità.

 

 

Decameron, Chichibio

7. Trescrivi il

Racconto di Chichibio

tratto dal Decameron!

 

 

 

Decameron

 

Chichibío

Currado Gianfigliazzi … avendo un dì presso a Peretola una gru ammazzata, trovandola grassa e giovane, quella mandò ad un suo cuoco, il quale era chiamato Chichibio, ed era viniziano,  e sí gli mandò dicendo che a cena l'arrostisse e governassela bene. Chichibio…acconcia la gru, la mise a fuoco e con sollicitudine a cuocerla cominciò. La quale essendo presso che cotta e grandis-simo odor venendone, avvenne che una feminetta della contrada, la qual Brunetta era chiamata e di cui Chichibio era forte innamorato, entrò nella cucina; e sentendo l’odor della gru e veggendola, pregò caramente Chichibio che ne le desse una coscia… Dietro le forti insistenti della donna, Chichibio, cede, anche perché lei gli dice che non  lo guarderà più.

Essendo poi davanti a Currado e ad alcun suo forestiere messa la gru senza coscia, e Currado meravigliandosene, fece chiamar Cichibio e domandollo che fosse divenuta l’altra coscia della gru. Al quale il viniziano bugiardo subitamente rispose: “ Signor mio,  le gru non hanno se non una coscia e una gamba”.

E dato che Corrado non vuole credergli, il giorno dopo vanno, tutti e due al fiume vicino a controllare le gru ivi presenti.

Ma già vicini al fiume pervenuti, gli venner prima che ad alcun vedute sopra la riva di quello ben dodici gru, le quali tutte in un piè dimoravano sì come quando dormono sogliono fare.

Chichibio mostra al signore le gru. Questi però si avvicina,  agli  uccelli e grida: “Ho ho” E le gru, abbassata l’altra, zampa, scappano via. Al che il signore dice a Chichibio:

“Che ti par ghiottone? Parti ch’elle n’abbiano due?” Chichibio quasi sbigottito, non sappiendo egli stesso donde si venisse rispose: “Messer sì, ma voi non gridaste ho ho a quella di iersera; che se così gridato aveste, ella avrebbe così l’altra coscia e l’altro piè fuor mandata, come fanno queste”.

A  Currado piacque tanto questa risposta, che tutta la sua ira si convertì in festa e riso, e disse: “Chichibio, tu hai ragione, ben lo dovea fare”. Così adunque con la sua pronta e sollazzevol risposta Chichibio cessò la mala ventura e paceficossi col suo signore.

 

9. Alcuni dei più grandi Letterati Italiani.

 

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8. Chi sono gli Scrittori Italiani

che hanno ricevuto il Premio

Nobel per la Letteratura?

 

 

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Città del Vaticano

Cappella Sistina

Michelangelo Buonarroti

Giudizio Universale

(1535 - 1541)

Arte Italiana.

 

 

 

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Città del Vaticano

Cappella Sistina

Michelangelo Buonarroti.

Creazione di Adamo

(circa 1511).

Pittori, Scultori e

Architetti Italiani.

 

 

 

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Venezia,

La Fenice

La Musica in Italia

dall'XI Secolo

ai giorni nostri.

 

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L'indimenticabile  Waslzer

del Gattopardo

di Luchino Visconti

Il Cinema in Italia.

 

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