Caro amico Fernando,
l'ultima volta sono arrivato completamente ghiacciato al tuo palazzino alla tua palazzina / a casa tua. (Il tempo) Faceva molto freddo e io avevo messo solo una giacca molto sottile / leggera, troppo freddo per la stagione. Ovviamente anche il mio berretto era più una protezione solare che una protezione dal freddo. Guanti non c'erano alle mie mani / non avevo guanti.
Indebolito da questo freddo orribile sono salito con grande fastidio difficoltà su per le scale su nel fino al tuo appartamento. Arrivato nel tuo studio mi facevo sono fatto cadere in una poltronea. Molto preoccupato mi hai domandato:
"Ti serve un bel caffè, fatto dalla mia dolce metà?"
Ancora senza fiato e senza voce annuivo ho annuito in silenzio.
Prima dell'arrivo del caffè hai alzato di nuovo la voce:
"Dov'è il tuo resoconto, non ho ricevuto niente".
La tua voce altrimenti sempre così piacevole e (cantabile) ha avuto / aveva un suono quasi un po' rigoroso questa volta.
Intanto mi ero riposato un po'. Ero / Sono stato già in grado di parlare, ma potevo / ho potuto dire solo due parole. A bassa voce e appena udibile sussurrai / ho sussurrato: "Giacomo, Giacomo".
In questo / quel momento ti ricordavi / sei ricordato che io ti avevo già inviato qualcosa, ma non chiamato "resoconto", ma "Giacomo, Giacomo".
"Scusa, scusa, Stefan," hai esclamato, "ovviamente hai scritto qualcosa per me, la leggiamo subito."
Mentre me ne andavo ho pensato / pensavo: " Mi sembra che il mio resoconto sia molto importante sia per lui che per me. Lui conosce i miei sbagli e io posso imparare dai miei errori. Non voglio mai deludere il mio amico Fernando. Ora faccio subito un nuovo resoconto."
E questo è quello che ho fatto anche in realtà.
Carissimi saluti anche a Enza e alla prossima volta
il tuo amico XXX