Lo Stoccafisso come si cucinava una volta a Randazzo

(versione in radazzese)

Ingredienti

 

  • 1,500 Kg di stoccafisso ammollato; 

  • 700 g di pomodori freschi (o mezza scatola di pelati);

  • 200 g di olive bianche  o nere; 

  • 100 g di capperi;

  • 200 g di cipolla;

  • 400 g di patate non troppo grosse; 

  • 80 g di conserva di pomodoro (meglio se di casa); 

  • 30 g di pinoli;

  • 30 g di uvetta;

  • olio d'oliva di casa

  • sale marino;

  • peperoncino

  • pepe nero.

 

 

Preparazione

(come lo prepara, adesso,

mia moglie Enza)

 

Mettete a bagno in acqua corrente lo stoccafisso  per alcuni giorni.

Quando sarà diventato morbido, tagliatelo a pezzi, scolategli l'acqua e mettetelo da parte.

sbucciate le patate, sceglietene una decina di misura media, altrimenti,  dividetele in pezzi, più piccoli, e mettetele da parte insieme allo stoccafisso.

In una pentola (meglio in un capace tegame di terracotta, se l'avete) fate soffriggere per qualche minuto le patate in tre cucchiai di olio di oliva di casa. Quindi tiratele fuori e mettetele nuovamente da parte.

Nello stesso olio rimasto in pentola soffriggete la cipolla fino a quando non sarà dorata.

Ora aggiungeteci la conserva (e un paio di pomodori freschi, o dei pelati, se volete che il sugo non risulti troppo denso e pesante); quindi aggiungeteci: l'acqua, il sale, il pepe nero (o il peperoncino), i capperi, i pinoli, l'uva passa e le olive bianche (o nere). 

Dopo qualche minuto aggiungete le patate e lo stoccafisso e versate un altro po' di acqua in modo da ricoprire tutti gli ingredienti e  in base a come volete che venga il sugo.

Coprite la pentola, lasciando, se volete un piccolo spiraglio. Dopo una mezz'oretta, suppergiù, quando vedrete che il sugo comincerà a diventare più denso, iniziate a provare qualche pezzetto di patata o di stoccafisso, per verificare che siano ben cotti e ben conditi; senza strafare, però: altrimenti non vi resterà nulla per dopo. E il vino dell'Etna, già pronto nel boccale, ve lo dovrete bere senza niente (solamente "al rumore del carretto", diceva il mio Padrino Vincenzo, sessantacinque anni fa!).

Buon appetito!

 

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