Perché mi chiamo Fernando

e non Venerando

Il nome mancato

di Fernando Antonino Grasso

 

 

Venerando Grasso

nato a Novara di Sicilia

(ME) nel 1856 e morto

a Randazzo nel 1922.

 

Fernando A. Grasso

 

Inform (Copia)

 

Qualche tempo fa, nel marzo del 2020 mi è arrivata la risposta a una mia e-mail, inviata qualche settimana prima ad alcuni parenti argentini. Un messaggio che, finalmente, a 77 anni (quasi) suonati, ha esaudito un ardente desiderio che avevo da decenni; soprattutto da quando, da alcuni anni, avevo cominciato a realizzare degli album online sugli avvenimenti importanti della mia vita. Album dedicati ai miei viaggi, agli appuntamenti di carattere associativo, professionale e istituzionali; ma soprattutto alle famiglie dei miei genitori (1 2 3), in cui compaiono anche i miei Nonni. 

E proprio di uno di essi, del Nonno Paterno, Venerando Grasso, di cui ho ricevuto, finalmente, l'agognata fotografia dall'Argentina, vi voglio adesso narrare; insieme alle circostanze in cui, al posto di Venerando, il nome, appunto, del Nonno Paterno, mi fu imposto il nome Fernando Antonino, disattendendo una tradizione, molto in uso all'epoca, in base alla quale il primogenito riceveva il nome del Nonno Paterno.

Venerando Grasso,"u Nuvarisi", mandriano  proveniente, appunto, da Novara di Sicilia, ME) si era stabilito a Randazzo, una ridente cittadina alle pendici dell'Etna, negli ultimi anni del 1800. Dal suo matrimonio con la giovanissima Angela Ponticello "a Castigghiunisa", proveniente da Castiglione di Sicilia CT), nacquero in seguito: Nunzio (Capostipite dei parenti argentini di cui sopra), Gabriele (in cui ho riscontrato i tratti del Nonno Venerando, adesso che posso confrontare i loro lineamenti), Giuseppe, Antonia (anch'essa somigliante al Padre) e infine Francesco Paolo Grasso, mio Padre, non molto alto di statura; del resto, come suo Fratello Giuseppe e che, con il loro Fratello maggiore, Nunzio, si assomigliavano decisamente alla loro Mamma Angela.

Io, nacqui Randazzo (nascii a Rannazzu)  il 5 luglio de 1943. Uno o due giorni dopo, dato che il mio Genitore  si trovava in guerra in  Grecia  a fianco dei Tedeschi, sino al fatidico 8 settembre, fu  la Levatrice, una certa Reitano, a rivelare la mia nascita presso il competente ufficio comunale; già in subbuglio, peraltro, per i già annunciati bombardamenti previsti per lo sbarco delle forze alleate in Sicilia. Questo particolare lo potei constatare personalmente, consultando il vetusto registro comunale allorché, negli anni Sessanta, lavorai per un certo periodo, come precario, negli uffici comunali della città, nell'invana speranza, per noi meridionali, di ottenere l'agognato posto fisso.

Continuiamo con i ricordi e i racconti dei miei parenti. Una settimana dopo la mia nascita, essendo iniziati gli intensi bombardamenti da parte dell'aviazione britannica, i miei Parenti (circa venticinque persone) abbandonarono Randazzo, (importante postazione di possenti contraeree, data la sua posizione strategica su una principale via di comunicazione tra la Sicilia Orientale e quella Occidentale)  e andarono a rifugiarsi in una minuscola casetta, anni prima costruita in uno dei tre vigneti allo Sciarone di Sotto ('o Sciaruni ri Sutta) della mia indimenticabile Nonna Materna, Giovannina Palermo, vedova Papotto, già dalla fine del 1913; tanto è vero che la mia Mamma, Francesca Papotto, l'ultima dei suoi figli, nacque già orfana nei primi mesi del 1914.

Gli avvenimenti precipitavano, e non si trovava quasi più nessuno in paese. Tutti erano scappati nelle campagne vicine, anche molta parte del clero; sperando, così, di sfuggire più facilmente ai bombardamenti, concentrati soprattutto sulle postazioni antiaeree poste nelle immediate vicinanze di Randazzo. Per questo motivo fui, così, immediatamente battezzato in acqua da una cugina della mia Mamma, Antonina Palermo, che le avrebbe successivamente chiesto di fare da Madrina alla sua secondogenita Carmelina.  La Madrina Antonina, in quell'occasione, consigliò anche alla mia Mamma, insieme a  una delle sue sorelle maggiori, Grazia Papotto (coniugata Palermo)  di non chiamarmi Venerando, essendo questo nome,  per la maggior parte dei Parenti allora presenti, piuttosto desueto. 

Venerando, come già detto, era infatti il nome che mi era già stato destinato secondo le tradizioni familiari, chiamandosi il mio Nonno Paterno, appunto, Venerando. Mio Nonno, però, era già morto nel 1922; il mio Papà, in quel momento, si trovava, come detto sopra,  sul fronte di guerra  in Grecia; inoltre, il gruppo dei Parenti di parte paterna,  era in minoranza rispetto a quelli di parte materna, e si optò così per un nome simile a Venerando: Fernando Antonino; che era, in realtà, il vero nome di S. Antonio da Padova (Fernando Martins de Bulhões), e di cui i miei Parenti erano particolarmente devoti. Parenti, che dopo la prematura morte della mia Mamma, nel 1955, sostennero fortemente il mio Papà (che dal 1943 al 1945 era stato nel campo di prigionia di Bergen-Belsen), me e le mie sorelle (Giovanna e Angela), fino al giorno delle seconde Nozze del mio Genitore con Sebastiana D'Amico (amica di famiglia e già apprendista nella piccola sartoria  della mia "Madrina di Cuffietta" (Patrozza ri Coppura), Grazia Papotto, di cui sopra.

Nel frattempo, però, come detto sopra, avendo avuto all'inizio del 2020 la possibilità di studiare l'albero genealogico della nostra famiglia Grasso, ho potuto constatare che un Venerando Grasso, figlio di Nunzio Grasso e nipote del Capostipite Venerando c'era già stato nella grande famiglia Grasso. Venerando, nato negli Anni Venti, era deceduto, peraltro,  già all'età di due anni... Che sia stato anche questo uno dei motivi per cui non mi fu dato, negli Anni Quaranta, il nome Venerando? Questo non lo potrò più, purtroppo,  verificare essendo passati a miglior vita da parecchio tempo  i protagonisti della vicenda dell'imposizione del nome...

La vita continuò. Mia sorella Giovanna, oltre a vivere con il mio Papà e con la mia seconda Mamma, trascorreva lunghi periodi estivi presso un'altra Sorella della mia Mamma, Paola Papotto, sposata con un Fratello del mio Papà, Gabriele Grasso. Angela, e io, invece, fummo mandati  in  collegio e ci incontravamo con la nostra famiglia di tanto in tanto. Poi, il mio Papà, che era tornato a Randazzo nel 1945, a causa  delle precarie condizioni economiche, decise, nel 1965, insieme alla nostra seconda Mamma, di emigrare in Germania Questo perché, se da un lato il mestiere di barbiere gli aveva consentito di sopravvivere alle terribili condizioni del Campo di Annientamento di Bergen-Belsen, dall'altro lato, dopo il suo ritorno in Sicilia, non gli consentiva di sostenere dignitosamente la nostra famiglia; anche perché alla fine degli Anni Quaranta e negli Anni Cinquanta, spesso, veniva pagato in natura: un pezzo di formaggio, un sacchetto di farina, un pacco di pasta (un morzu ri formaggiu, un sacchittu ri farina, un paccu ri pasta...).

La vita in Germania, a Kempten, in Baviera, non è stata sempre tutta rose e fiori, almeno all'inizio. In ogni caso, passati i primi anni, ci siamo trovati bene. Poi, noi Figli, abbiamo preso ognuno la nostra strada: le mie Sorelle si sono sposate e hanno avuto numerosi Figli (uno, nel frattempo, è Contrammiraglio). Io ho trovato la Compagna della mia vita in una delle Nipoti della mia seconda Mamma: Enza Lombardo,  e con lei, il 25 luglio 2020, ho festeggiato il le Nozze d'Oro. Purtroppo,  non abbiamo avuto l'opportunità di ricevere la Benedizione dal nuovo Vescovo di Augsburg Bertram Meier, dato che, a causa del Coronavirus,  il suo invito è sfumato. Abbiamo ricevuto però le felicitazioni e fiori da tutti i nostri Parenti e Amici e le Congratulazioni da parte del 1° Borgomastro di Kempten, che, oltre ad auspicare di rinnovarci le felicitazioni per le Nozze di Diamante, ci ha omaggiati con alcune bottiglie di ottimo vino... E io ed Enza non vogliamo deluderlo perciò. Ma torniamo a Enza...

Peraltro, anche Enza, nata nell'agosto del 1943 in una capanna, come il Bambinello (comu u Bamminellu) in Contrada Zarbati, a un paio di chilometri dalla Contrada Sciarone, durante i bombardamenti, trascorse, come me, diverse settimane in campagna. Campagne che, in teoria, sarebbero dovute essere protette dal pericolo di bombardamenti, essendo prive di postazioni militari, ma che, spesso, venivano centrate dalle bombe lanciate dagli aviatori alleati, che, non avendo potuto sganciarle sui punti strategici, le dovevano lanciare alla cieca ovunque, per evitare un pericoloso atterraggio con bombe non sganciate a bordo. ("Tembu ri 'Ngrisi!)", "Tempo da Inglesi!", mormorava il mio Padrino Vincenzo Palermo, Marito della mia Madrina Grazia. Che sia questo uno dei motivi per cui non ho studiato l'inglese, anche da grande?

Anche dalla mia Zia Materna, Antonia Grasso (un donnone, per essere una donna siciliana) sentivo le sue gesta: raccontava che diverse volte se l'era presa con uomini che, nella nostra campagna vicina, volevano attingere acqua dalla nostra cisterna: acqua preziosa per la sopravvivenza dei 25 parenti e per lavare i panni del bambino (io): ("L'acqua ni servi a nautri e pi ci lavari i robbi o figghiu"). E così di seguito... E da bambino ascoltavo spaventato i parenti che raccontavano anche del terrore provocato in loro dalle urla dei feriti, colpiti dalle bombe sganciate alla cieca dagli aerei, magari nei loro rifugi di fortuna, non lontani dalla nostra casetta allo Sciarone. 

In fondo, le nostre famiglie sono uscite dalla guerra  piuttosto indenni: mia Moglie ha perduto, però, uno Zio, Giuseppe D'Amico, perito in un campo di concentramento a Gevelsberg, e qualche tempo fa io e lei siamo stati a Francoforte sul Meno per pregare sulla sua tomba. Aiutati nella ricerca dalla Croce Rossa Internazionale e dalla Missione Cattolica di Francoforte. Anche la casa in cui abitava in affitto a quei tempi la famiglia di mia Moglie, al ritorno in paese, fu trovata completamente  distrutta. Il mio Papà, dopo la prigionia, poté tornare, infine, in Sicilia e riprendere la sua attività, anche se in condizioni precarie.

Siamo sopravvissuti... e adesso ci troviamo qui, a Kempten, ancora in buona salute. I nostri Cari, nel frattempo ci hanno lasciati...     

Io e mia Moglie  non abbiamo avuto figli, ma la nostra vita coniugale è stata arricchita da  uno stuolo di Figliocci, di cui una, purtroppo, già deceduta. Ma la vita continua, e dopo decenni di lavoro, prima come operaio, in seguito specializzato, e, poi, da professore d'italiano e di religione in tutte le scuole di ogni ordine e grado  in Baviera (in possesso di Laurea Magistrale, Master e Licenza Teologica...); da pensionato, continuo a insegnare; mentre la mia Compagna, dopo più di trent'anni passati nel campo della moda (Pellicciaia), seguita a occuparsi dell'andamento della casa, preparando le nostre squisite pietanze siciliane. Ma molte notizie, più dettagliate, possono essere desunte leggendo qui.

Oh! quasi dimenticavo di aggiungere ciò che vi volevo narrare fin all'inizio di questo racconto e che è stato il motivo principale  per il quale, oggi, vi riferisco questa storia, o, meglio, la sua conclusione. Occupandomi da decenni di informatica (a sedici anni ebbi i primi contatti con le macchine per scrivere e seguii già allora un corso di dattilografia organizzato dai miei Maestri, i Salesiani di  Don Bosco, e tuttora, insieme a due macchine, una elettrica e l'altra elettronica e diversi computer, s'intende, possiedo due gloriose Olivetti 22 ), e gestendo da vari anni diversi siti di vario tipo, tra i miei numerosi indirizzi e-mail, mi sono imposto, come primo indirizzo elettronico, il nome mancato: Venerando:  [email protected]

Fernando Antonino Grasso

 

 

Warum heiße ich Fernando

und nicht Venerando
Der vermisste Name
von Fernando Antonino Grasso



Vor einiger Zeit, im März 2020, erhielt ich eine Antwort auf eine E-Mail von mir (die ich ein paar Wochen zuvor an einige argentinische Verwandte geschickt hatte), die mir schließlich, im Alter von 77 Jahren (fast), einen Wunsch erfüllte, den ich seit Jahrzehnten hatte; vor allem seit ich begonnen hatte, Online-Alben über wichtige Ereignisse in meinem Leben zu erstellen. Alben, die meinen Reisen, meinen Vereins-, Berufs- und Institutionen gewidmet sind; vor allem aber den Familien meiner Eltern 1 2 3, in denen auch meine Großeltern vorkommen. 


Und nur von einem von ihnen, von meinem Großvater väterlicherseits, Venerando Grasso, von dem ich schließlich das begehrte Foto aus Argentinien erhielt, möchte ich Ihnen jetzt erzählen; zusammen mit den Umständen, unter denen mir anstelle von Venerando, dem Namen meines Großvaters väterlicherseits (eine damals sehr gebräuchliche Tradition), der Name Fernando Antonino auferlegt wurde.


Venerando Grasso, "u Nuvarisi", ein Hirte aus Novara di Sicilia (ME), ließ sich in Randazzo, einer bezaubernden Stadt an den Hängen des Ätna, in den letzten Jahren des Jahres 1800 nieder. Aus seiner Ehe mit der sehr jungen Angela Ponticello "a Castigghiunisa", die aus Castiglione di Sicilia (CT) stammte, wurden später geboren: Nunzio (der Stammvater der oben genannten argentinischen Verwandten), Gabriele (bei dem ich die Züge des ehrwürdigen Großvaters fand, jetzt, da ich ihre Züge vergleichen kann), Giuseppe, Antonia (ebenfalls dem Vater ähnlich) und schließlich Francesco Paolo Grasso, mein Vater, der schließlich nicht sehr groß war, wie sein Bruder Giuseppe und der mit ihrem älteren Bruder ihrer Mutter Angela durchaus ähnelte.


Ich wurde am 5. Juli 1943 in Randazzo (in Rannazzu geboren) geboren. Ein oder zwei Tage später, da sich mein Vater in Griechenland (bis zum schicksalhaften 8. September) an der Seite der Deutschen im Krieg befand, war es die Hebamme, ein gewisser Reitano, die meine Geburt auf dem zuständigen Gemeindeamt verriet; im Übrigen bereits in Aufruhr wegen der bereits angekündigten Bombardierungen, die für die Landung der alliierten Truppen in Sizilien geplant waren. Dieses Detail konnte ich persönlich feststellen, indem ich das alte Stadtregister konsultierte, als ich in den sechziger Jahren für eine gewisse Zeit als prekäre Arbeiter in den städtischen Ämtern der Stadt arbeitete, in der vergeblichen Hoffnung, für uns Süditaliener, auf die begehrte feste Position.


Lassen Sie mich mit den Erinnerungen und Geschichten meiner Verwandten fortfahren. Eine Woche nach meiner Geburt, als die heftigen Bombardierungen durch die britische Luftwaffe begonnen hatten, verließen meine Verwandten (etwa 25 Personen) Randazzo (ein wichtiger Stützpunkt für die Luftabwehr, der aufgrund seiner strategischen Lage an der Hauptverbindungsstraße zwischen Ost- und Westsizilien eine wichtige Rolle spielt) und suchten Zuflucht in einem winzig kleinen Haus, Jahre zuvor in einem der drei Weinberge am Sciarone di Sotto ('o Sciaruni ri Sutta) meiner unvergesslichen Großmutter mutterlicherseits, Giovannina Palermo, der Witwe des Papotto, seit Ende 1913, so sehr, dass meine Mutter, Francesca Papotto, das letzte ihrer Kinder, bereits in den ersten Monaten des Jahres 1914 als Waise geboren war.
 

Die Ereignisse überschlugen sich, und es war kaum noch jemand im Dorf. Alle waren in das nahe gelegene Land geflohen, sogar ein großer Teil der Geistlichen; in der Hoffnung, den Bombardierungen leichter zu entkommen, konzentrierten sich daher vor allem auf die Flugabwehrstationen in der unmittelbaren Umgebung von Randazzo. Aus diesem Grund wurde ich sofort von einer Cousine meiner Mutter, Antonina Palermo, im Wasser getauft, die sie später bat, als Patin für ihre zweitgeborene Carmelina zu fungieren. Bei dieser Gelegenheit riet Patin Antonina meiner Mutter zusammen mit einer ihrer älteren Schwestern, Grazia Papotto (verheiratet Palermo), mich nicht Venerando zu nennen, da dieser Name für die meisten der damals anwesenden Verwandten ziemlich veraltet sei.


Venerando war, wie bereits gesagt, der Name, der mir nach der Familientradition bereits prädestiniert war, weil er der Name  meines Großvaters väterlicherseits gewesen war. Mein Großvater war jedoch bereits 1922 gestorben; mein Vater war damals, wie bereits erwähnt, an der Kriegsfront in Griechenland; außerdem war die Gruppe der Verwandten väterlicherseits gegenüber den Verwandten mütterlicherseits in der Minderheit, und so entschieden sie sich für einen Namen, der Venerando ähnlich war: Fernando Antonino.  Das war eigentlich der richtige Name des Heiligen Antonius von Padua (Fernando Martins de Bulhões), dem meine Verwandten besonders zugetan waren. Verwandte, die nach dem frühen Tod meiner Mutter im Jahr 1955 meinen Vater (der von 1943 bis 1945 im Gefangenenlager Bergen-Belsen war), mich und meine Schwestern (Giovanna und Angela) bis zum Tag der zweiten Ehe meines Vaters mit Sebastiana D'Amico (einer Freundin der Familie und Schneiderin in der kleinen privaten Schneiderei meiner "Madrina di Cuffietta" (Patrozza ri Coppura) Grazia Papotto stark unterstützten.

 

In der Zwischenzeit hatte ich jedoch, wie oben erwähnt, Anfang 2020, die Möglichkeit, den Stammbaum unserer Familie Grasso zu studieren, und erfuhr, dass es einen Venerando Grasso, Sohn von Nunzio und Enkel  von Venerando, bereits in der großen Grasso-Familie gab. Venerando, geboren in den 1920er Jahren, war jedoch bereits im Alter von zwei Jahren gestorben... Das war auch einer der Gründe, weil ich in den 1940er Jahren nicht den Namen Venerando bekam? Leider werde ich dies nicht mehr überprüfen können, da die Protagonisten der Namen Durchsetzung  nicht mehr unter uns sind...

Das Leben ging weiter. Meine Schwester Giovanna lebte nicht nur bei meinem Papa und meiner zweiten Mama, sondern verbrachte auch lange Sommerperioden mit einer anderen Schwester meiner Mama, Paola Papotto, die mit einem Bruder meines Papas, Gabriele Grasso, verheiratet war. Angela und ich hingegen lebten im Internat und trafen uns von Zeit zu Zeit mit der Familie. Dann beschloss mein Papa, der 1945  nach Randazzo zurückgekehrt war, 1965, wegen der prekären wirtschaftlichen Bedingungen, zusammen mit unserer zweiten Mutter, nach Deutschland auszuwandern, weil der Friseurberuf der ihm einerseits ermöglicht hatte, die schrecklichen Bedingungen des Vernichtungslagers in Bergen-Belsen zu überleben, andererseits erlaubte es ihm nach seiner Rückkehr nach Sizilien nicht, unsere Familie in Würde zu unterstützen, auch weil er in den späten 40er und 50er Jahren oft in Naturalien bezahlt wurde.

 

Das Leben in Deutschland, in Kempten, Bayern, war nicht immer  mit Rosen und Blumen, zumindest am Anfang. Auf jeden Fall haben wir uns nach den ersten Jahren gut eingewöhnt. Dann ging jedes von uns Kindern seinen eigenen Weg: meine Schwestern heirateten und bekamen viele Kinder (eines davon ist inzwischen Konteradmiral); bei einer Nichte meiner zweiten Mutter fand ich die Gefährtin meines Lebens: Enza Lombardo, und mit ihr feierte ich am 25. Juli 2020 die Goldene Hochzeit. Leider hatten wir keine Gelegmitnheit, den Segen vom neuen Augsburger Bischof Bertram Meier zu empfangen, da die Zeremonie  wegen des Coronavirus nicht stattfand. Wir erhielten jedoch die Glückwünsche und Blumen von allen unseren Verwandten und Freunden und Glückwünsche von dem 1. Bürgermeister von Kempten, der nicht nur seine Glückwünsche für unsere Diamanten Hochzeit erneuern will, sondern uns auch mit einigen Flaschen exzellenten Weins würdigte... Und Enza und ich wollen ihn also nicht enttäuschen. Aber zurück zu Enza...

Auch Enza, der übrigens im August 1943 in einer Hütte wie der Bambinello (comu u Bamminellu) in der Contrada Zarbati, ein paar Kilometer von der Contrada Sciarone entfernt, während des Bombenangriffs geboren war, verbrachte, wie ich, einige Wochen auf dem Land. Land, die theoretisch vor der Gefahr von Bombardierungen hätte geschützt werden müssen, da es keine militärischen Stellungen hatte, das aber oft von Bomben getroffen wurde, die von den Fliegern abgeworfen wurden, die, da sie nicht davor in der Lage gewesen waren, sie an strategischen Punkten abzuwerfen, und die sie überall blind werfen mussten, um eine gefährliche Landung mit nicht an Bord abgeworfenen Bomben zu vermeiden. "Tembu ri 'Ngrisi", "Zeit der Engländer!", murmelte mein Patenonkel Vincenzo Palermo, (ist dies, vielleicht, einer der Gründe, weil ich Englisch nicht lernte?).


Sogar von meiner Tante mütterlicherseits, Antonia (einer großen Frau, für sizilianische Verhältnisse) konnte ich ihre Taten hören: Sie erzählte mir, dass sie es mehrmals an Männern ausließ, die in unserer Nachbarschaft Wasser aus unserer Zisterne schöpfen wollten: kostbares Wasser für das Überleben der 25 Verwandten und zum Waschen der Kleidung des Kindes (io). Und so weiter... Und als Kind hörte ich den verängstigten Verwandten zu, die auch von dem Schrecken erzählten, der in ihnen durch die Schreie der Verwundeten, die von der Bombardierungen getroffen wurden, in ihren Unterkünften nicht weit von unserem kleinen Haus bei der Sciarone, verursacht wurde.


Unsere Familien kamen schließlich ziemlich unversehrt aus dem Krieg: Enza verlor jedoch einen Onkel, Giuseppe D'Amico,  in einem Konzentrationslager, und vor einiger Zeit gingen wir nach Frankfurt, um an seinem Grab zu beten. Und das Haus, in dem Enzas Familie damals zur Miete lebte, wurde bei ihrer Rückkehr ins Dorf zerstört von ihnen vorgefunden. Mein Vater konnte, nach seiner Gefangenschaft, nach Sizilien zurückkehren und seine Tätigkeit wieder aufnehmen, wenn auch unter prekären Bedingungen.


Wir haben es  überlebt... und jetzt sind wir hier, in Kempten, immer noch bei guter Gesundheit. Unsere Lieben haben uns inzwischen verlassen...

Enza und ich haben keine Kinder bekommen, aber unser Eheleben wurde durch eine Schar von Patenkinder bereichert, von denen leider eines bereits verstorben ist. Aber das Leben geht weiter, und nach jahrzehntelanger Arbeit, zuerst als Arbeiter, dann als Facharbeiter, und dann als Professor für Italienisch und Religion an allen Ordens- und Diplomschulen Bayerns (im Besitz eines Magister- und Magisterdiploms und einer theologischen Lizenz...); als Rentner lehre ich weiterhin; während Enza, nach mehr als dreißig Jahren im Bereich der Mode (Kürschnerin), sich weiterhin um den Betrieb des Hauses kümmert und unsere köstlichen sizilianischen Gerichte zubereitet. Aber viel detailliertere Neuigkeiten können Sie hier nachlesen.


Oh! Fast hätte ich vergessen zu sagen, was ich Ihnen gleich zu Beginn dieser Geschichte sagen wollte: Ich beschäftige mich seit Jahrzehnten mit der Informatik (mit sechzehn Jahren hatte ich meine ersten Kontakte mit Schreibmaschinen: ich besitze zwei historische Olivetti 22) und verwalte unter meinen vielen E-Mail-Adressen mehrere Websites unterschiedlicher Art.
Und  da ich administriere  mehrere Websites unterschiedlicher Art, unter meinen vielen E-Mail-Adressen, habe ich mir als erste E-Mail-Adresse den fehlenden Namen aufgedrängt: Venerando: [email protected]

Fernando Antonino Grasso